martedì 2 dicembre 2008

magia


Non fosse altro che per il nome queste streghe non potevo non provare!
Dal libro delle famose sorelle Simili, un’idea relativamente veloce per accompagnare l’attesa della cena, per fare la cena e per ingolosire un aperitivo in compagnia.
Personalmente, rapita come sempre dal raptus della fame delle ore 18 mi sono gustata queste streghette con un buon formaggio tenero mentre sfogliavo i minuti che mi conducevano a cena.
Croccanti, divertenti da preparare con la macchinetta della pasta, mi sono ritrovata al bordo del tavolo piccina con l’immagine di mia madre infarinata che girava la manovella per tirare la pasta!
Le raccontavo proprio poco dopo la sensazione di una macchina per la pasta rimpicciolita e le sue parole che mi riportavano ad una scala inferiore che è quella degli occhi dei ricordi.
Io ho seguito la ricetta alla lettera non fosse che per le dosi, che ho dimezzato, e per lo strutto che non avevo in casa. E’ stato sostituito con dell’olio evo e debbo dire che il gusto non ha perso né la fragranza.
Si potrebbe iniziare una piccola raccolta di cracker, grissini et similia con gli esperimenti di noi tutti, che dite?

Le streghe (in dialetto bolognese streia) delle Sorelle Simili
-Margherita e Valeria Simili, famose gemelle esperte nella panificazione, uno dei libri che consiglio è SORELLE SIMILI Pane e roba dolce ed. AVALIARDi € 12.50)-
Dose intera
500 gr farina oo
250 gr acqua
25 gr lievito di birra
50 gr di strutto
12 gr sale
Olio di semi per ungere teglia/ olio evo per spennellare le streghe/ sale fino da cospargere


Fare una fontana e amalgamare al centro tutti gli ingredienti sino ad avere un impasto relativamente tenero. Lavorare 8/10 min, battendo e poi coprire con una ciotola e lasciar lievitare 45/50 min.
Staccare un pezzetto di pasta e senza lavorarla metterla sul piano infarinato, appiattirla con il mattarello non troppo sottile, cospargerla di farina, raddoppiarla, tirarla di nuovo con il mattarello: lo spessore deve essere uguale o inferiore allo spazio che separa i due rulli nella loro apertura massima. Tirarla sottile passandola infine in uno spazio intermedio, fermandovi al penultimo. Si può tirare anche tutta con il mattarello ma in questo caso forse dovrete assottigliarla direttamente sulla teglia tirando delicatamente con le mani.
Disporre la sfoglia sulla teglia unta con olio di semi (ovvero ricoperta di carta da forno), spennellarla con olio evo, cospargerla con poco sale e tagliarla a losanghe con una rotella dentata. Infornare a 210/220° oer 10/12 min.
Considerando che con questo quantitativo verranno circa 4/5 teglie di cm 30 x 40, il che significa che fra la prima che cuocete e l’ultima passeranno almeno 50/60 minuti, per evitare che le ultime siano passate di lievito, con il risultato di diventare troppo secche e poco profumate, è consigliabile che finito l’impasto lo dividiate in due formando due palle che metterete a lievitare insieme.
Quando saranno entrambe pronte, mettetene una, ben coperta, in frigorifero ed incominciate a stendere l’altra. Finito di cuocere le streghe del primo impasto prendete fuori il secondo e procedete.

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giovedì 27 novembre 2008

sorprese a novembre


novembre è un mese che non amo particolarmente
perchè introduce il freddo inverno e fa salire in me la nostalgia del vento tiepido compagno dei miei giri in bicicletta e della bella stagione, vestita di foglie verdi sui rami e tanti boccioli a colorare cancelli e balconi.
un'immagine un po' bucolica forse e decisamente fuori tempo, smossa da una passeggiata che si è fatta largo tra fiocchi di neve scesi frettolosi nella mia città - e conseguenti pareri dissonanti dei romantici della neve e dei reazionari del termometro accaldato (chi sarà?)- e che ha reso protagonisti i volatili della Specola che si sono infranti in un cielo sgombro di pensieri, leggero e assolato.
con queste immagini, la compagnia di una torta di mele recuperata da un libro che trovo davvero delizioso (Florence Edelmann, PATISSERIES MAISON ed. Marabout) in lingua francese che mi offre sempre idee nuove più o meno semplici adatte ad ogni occasione.

Con questa torta ringrazio Germana che mi ha premiato e che mi ha dedicato un po' del suo prezioso tempo raccontandomi la sua avventura culinaria. La disponibilità dei miei vicini di blog è il dono più inaspettato.
infine, il post è anche per il mese di novembre che maltratto sempre e che tuttavia si è rivelato poliedrico e indubbiamente meno noioso dei miei lamenti del mattino quando infilo il naso tra i balconi!

la ricetta tradotta del DOLCE ALLE MELE dalla Normandia eccola qui
200 gr farina OO
9 gr lievito chimico o per gli intolleranti cremor tartaro (ev. addizionato con un pizzico di bicarbonato - il cremor tartaro lo trovo personalmente in drogheria)
150 gr zucchero in polvere
1/2 stecca di vaniglia
50 gr zucchero semolato
1 pizzico di sale
2 uova
4 cucchiai da zuppa di burro fuso
5 cucchiai da zuppa di latte
3/4/5 mele, a piacere e a seconda della grandezza (consiglio le renette ma anche per qst scelta il proprio gusto personale ovvero il rifornimento a portata di mano)
per la crema
80 gr burro
100 gr di zucchero semolato
1 uovo

riscaldare il forno a 150°C. preparare con carta da forno lo stampo a cerniera (io uso una pirofila rettangolare). setacciare la farina con il lievito in una terrina, aggiungere lo zucchero semolato e in polvere, il sale, le uova, il burro fuso, il latte. mescolare sino a quanto il composto non sarà omogeneo e liscio.
sbucciare le mele e tagliarle sottili con una mandolina. incorporare 3/4 delle mele sbucciate all'impasto, mescolando con molta delicatezza per non rompere le fettine.
versare il composto nello stampo, livellare e cospargere la superficie del rimanente quarto di mele tagliate. disporre con uniformità.
infornare per circa 20 minuti.
nel frattempo, preparare la crema. Fondere il burro, aggiungere lo zucchero e mescolare. incorporare l'uovo. mescolare ed amalgamare. dopo 20 minuti estrarre la torta dal forno e versare sulla superficie la crema ottenuta. livellare con cura e infornare nuovamente per altri 30 minuti.
far raffreddare 30 min prima di servirla.

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lunedì 24 novembre 2008

treccia scambiata


il freddo avvicina le mani
e così con lei ci siamo prefissate da tempo una domenica di incontro scambio
in cui dare sfogo ai nostri desiderata, io chiedendo qualche lezione di programmi tecnologici e lei proponendo la famosa treccia brioche che lanciai qualche anno fa
in più di una occasione culinaria di ritrovo tra amici.
che la pasta brioche sia una sfida da rilanciare più volte si sa ed io non da meno, ne ho provate tante. a breve lievitazione (i miraggi) con o senza uova, con burro, olio, latte, acqua, poco o tanto lievito ed alla fine mi sono convinta che il successo stia nella lievitazione, nelle materie prime e soprattutto nella consapevolezza che la brioche fatta in casa non è la brioche del pasticcere e questo non è necessariamente una considerazione a perdere, anzi.
trovo che sia delizioso programmarsi il forno ed una sveglia anticipata per gustare morbide le chioccioline che vedrete qui sotto oppure trascorrere un piacevole pomeriggio con un'amica cara riscaldate dall'attesa e dal gusto della condivisione.
qui di seguito una ricetta un po' insolita che scovai tanto tempo fa in cookaforum, credo i primi passi verso il mondo dei foodblogger e dei partecipanti ai forum.
la ricetta è di sicura riuscita ed offre in tre ore (comprese le lievitazioni) una brioche da programmare anche all'ultimo per una merenda improvvisata o un regalo per un dolce risveglio.




per il lievitino
25 gr lievito di birra (anche 20 se si ha più tempo a disposizione)
100 gr di acqua
50 gr di farina O
spezzettare il lievito in una ciotolina ed aggiungervi un cucchiaio di zucchero. questo scioglierà il lievito nel giro di qualche minuto.
aggiungere in una ciotola il lievito sciolto e l'acqua tiepida (se inserite il dito è leggermente calda ma non scotta assolutamente! ricordiamo che le alte temperature uccidono i lieviti) e aggiungiamo gradualmente la farina setacciata. mescoliamo, copriamo e lasciamo riposare in luogo umido (il forno con una tazza di acqua bollente) per mezz'ora.
Impasto
450 gr farina O (volendo 250 farina O e 150 farina manitoba, di forza)
100 gr acqua
150 gr zucchero
1 bicchiere (100 ml di olio di semi)
50 ml di latte
1 presa di sale
scaldare il latte, l'acqua e lo zucchero in un pentolino, il tempo necessario per sciogliere lo zucchero. farlo riposare qualora sia molto caldo (una ventina di minuti).
recuperare il lievitino che nel frattempo dovrebbe essere raddoppiato ed aggiungervi lo sciroppo raffreddato, la farina setacciata, il bicchiere di olio, il sale. impastare con cura. il composto sarà umido e appicicoso consiglio di aggiugere farina solo il minimo indispensabile, si rapprenderà con la lievitazione.
lavorare per 8 minuti circa, riporre in una ciotola, coprire e dimenticare nel formo umido per almeno un'ora e mezza.
l'impasto deve raddoppiare. lavorarlo delicatamente non troppo. dividere l'impasto a metà. con ciascuna metà potete ottenere due treccie oppure delle brioche a piacere come vedrete dalla foto (ho utilizzato una crema alla vaniglia che ho inserito nell'impasto). per la treccia dividere ciascuna metà in tre parti uguali, stendere e allungare con un po' di farina O e intrecciare.
spennellare abbondantemente di latte, cospargere con una granella di zucchero e lasciar riposare ricoperte circa mezz'ora.
infornare a 180° per una 40' di minuti sino a quando sarà colorata.
una volta raffreddate si conservano per un paio di giorni racchiuse con della carta alluminio o in un sacchetto.
riscaldare prima di addentare!

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lunedì 17 novembre 2008

sacheriamo per dimenticare!


la latitanza dell'ultima settimana -causa lavori in corso nella mia vita- è stata in parte favorita dalle ultime notizie che tante foddblogger hanno avuto la pazienza di rivelare e che mi hanno attraversata con differenti stati d'animo.
ad essere sincera non ho nemmeno linkato i blog sospetti e rei
dell'appropriazione indebita a fini illeciti delle ricette, delle foto, della vita di chi del cibo ha fatto una passione nel proprio tempo libero ed in tale passione intende esprimere una parte di sè.
indubbiamente posso parlare in prima persona perchè la ragione che mi ha condotto sino ad ondadorto è sentimentale, di pancia ed infila le radici nell'esigenza universale, la libera espressione. il mio blog è giovane e fragile e come tale sensibile di modifiche, stravolgimenti, cambi di corsa e di orario e per questo mi sono assentata per qualche giorno perchè mi sembrava poco rispettoso unirmi al coro, doveroso, di protesta proprio perchè giovane e come tale in maggior confidenza con l'osservazione più che con la protesta.
Non mi dilungo con le ovvie ragioni che conducono ciascuno di noi a condannare azioni e condotte riprovevoli.
Avete tutti detto la vostra meglio di come mai potrei fare.
sono certa che nonostante queste scoperte il mondo dei foodblogger abbia tratto consapevolezza della forza che ognuno di noi, poco o tanto, è in grado di avere e di offrire e questa credo sia la scoperta più importante, capace di farci continuare a dispetto di chi usa ancora i bastoni fra le ruote dimenticando che noi.. si vola!
ricetta obbligatoria e sostanziosa dunque, in linea con i primi freddi, la sachertorte. Premetto che non sono mai stata a Vienna e che dunque non conosco l'originale. Trovo che questa ricetta rappresenti il giusto compromesso di sapore e morbidezza di golosità ed equilibrio e per gli amanti del genere l'invito a provarla.. ed a rendermi partecipe dei vs assaggi!


sono necessari tempo e pazienza. e in ordine si procede con la torta di cioccolato
* 150 gr zucchero di cui 75 semolato e 75 a velo
* 110 gr burro
* 5 uova
* 1 albume
* 2 cucchiai da thè di lievito chimico o cremor tartaro sciolti in un dito di latte freddo
* 150 gr cioccolato fondente almeno 75%
* 50 gr di mandorle tritate
* 80 gr farina OO
lavorare il burro con i 75 gr di zucchero semolato mentre il cioccolato spezzettato fonde a bagno maria. una volta fuso e montato il burro aggiungere il cioccolato al burro. amalgamare. unire i 5 tuorli uno alla volta. unire le mandorle.
montare gli albumi (6) a neve ferma e a metà montaggio aggiungere lo zucchero a velo continuando sino a quando sono bianchi, lucidi e fermi. aggiungere alternando gli albumi e la farina setacciata al composto di cioccolato e burro. delicatamente. aggiungere infine il lievito sciolto nel dito di latte, mescolare bene e rovesciare in uno stampo da 24 cm di diametro rivestito di carta da forno.
infornare per 40'/50' dipende dal forno (controllare con lo stecchino, gli ultimi dieci minuti ricoprire con carta alluminio la torta).
far raffreddare. una volta raffreddata tagliare la torta a metà.
ripieno
* 1 confezione di marmellata
sciogliere la marmellata sul fornello e passarla al setaccio qualora sia a pezzi.
spennellare le due metà della torta e con l'eventuale eccedenza spennellare la superficie della torta (dopo aver congiunto le due metà).
Copertura
* 200 gr cioccolata
* 180 gr panna fresca
* 1 cucchiaio da zuppa di glucosio.
spezzettare il cioccolato e farlo sciogliere a bagno maria. aggiungere il cucchiaio di glucosio ed infine la panna in tre momenti mescolando ed amalgamando delicatamente il composto.
ricoprire il dolce, che sarà già sul piatto di servizio, con la copertura di cioccolata aiutandosi con una spatola metallica.
Se piace con del cioccolato fuso, scrivere a piacere sulla superficie.
La mia sacher è stata decorata con piccole rose di marzapane.. causa mancanza di piatto più decoroso per servirla!

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lunedì 10 novembre 2008

a san martino


in questi tempi di nebbia
alle prese con un novembre che qui in Padania
è ancora tiepido
ho raccolto qualche oretta
dedicata a biscottini semplici e burrosi
con cui chiacchierare al mattino
in compagnia di una fumante tazza di thè alla vaniglia
oppure sul bordo di una domenica un po' impigrita
ranicchiati contro la temperatura in casa umida e dispettosa
assaporando le prime giornate di luce breve
con piccoli gesti che tentano di rendere più fascinoso il freddo
che ai miei occhi avvolge foglie e rami
e danza con il fumo di castagne arrostite delle mie piazze.
a Padova ottobre e novembre sono riscaldati da fuocherelli
di omini calorosi e sbracciati che armeggiano sicuri
sulle braci le castagne arroste
e spesso me le ritrovo in un cartoccetto in mano a sgranocchiare
con le dita annerite
per riscaldarmi tra le luci affievolite dalle prime serate nebulose
e mordicchiare un po' l'attesa della cena.
e da voi? quali sono gli stratagemmi dell'autunno sulla strada?

ancora meringhe e la ricetta qui

e biscottini di frolla così fatti
3 tuorli
280 gr di farina OO
130 gr di burro
100 gr zucchero (anche 80 sono sufficienti)
montare il burro ammorbidito con lo zucchero sino a quando è spumoso e morbido.
aggiungere i 3 tuorli ed amalgamare con delicatezza.
setacciare gradualmente la farina sino a quando il composto risulta morbido e compatto e non si attacca alle dita. La farina va sempre aggiunta passo passo perchè la sua quantità dipende dalla parte umida del'impasto. questa, a sua volta, dipende dalla grandezza delle uova e dall'umidità. consiglio di procere gradualmente, dei 280gr di farina potrebbe bastarne uan quantità leggermente inferiore ovvero superiore. qualora il composto risulti troppo morbido, aggiungere farina.
qualora il composto risulti secco e facilmente friabile aggiungere un cucchiaio di acqua fredda.
avvolgere in pellicola trasparente e dimenticare nel frigorifero per una mezz'ora.
stendere la pasta e ritagliare i biscotti, la forma è a piacere, lo spessore è di 0.5cm.
cuocerli sulla placca foderata di carta forno o su un tappeto di silicone a 180°.
sono pronti quando leggermente ambrati, all'incirca 10/15 minuti.
una volta raffreddati intingerli nel cioccolato fuso, io ho usato del cioccolato fondente ma nulla vieta di sciogliere del cioccolato bianco o al latte a bagno maria.
volendo possono essere rotolati anche in granella di nocciole una volta intinti nel cioccolato.
far riposare su carta da forno e una volta raffreddato il cioccolato conservare in una scatola chiusa.

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martedì 4 novembre 2008

variazioni sul pane

in questi giorni inzuppati di gocce umide e grigie
si è levato il piacere
di stare con le mani profumate
di lievito di birra,
dietro i primi vetri appannati
ad attendere il pane crescere lentamente
pregustandone il profumo in cottura
e la soddisfazione di non entrare dal fornaio per un paio di giorni!
- fosse altro che per risparmiare qualche passo sotto il diluvio!-
di seguito due idee semplici per due focacce di pane un po' meno comuni del solito

una treccia di pane alla zucca e semi di papavero
ispirata dal periodo, dai colori accattivanti e dalle forme ancor più bizzarre di questa saporita cucurbitacea.
ho affettato 200 gr di zucca finemente e l'ho cucinata in padella con dell'olio, uno spicchio di aglio vestito ed una spolverata leggera di peperoncino. una volta cotta l'ho frullata al mixer sino ad ottenere una crema moribda.
a parte ho spezzato 15 gr di lievito fresco di birra e l'ho riposto in una cocottina con un cucchiaio di zucchero semolato: il lievito con l'azione degli zuccheri si scioglie in pochi minuti in un liquido colorato, beige naturalmente.
ho setacciato 100 gr di farina manitoba e 150 di farina OO, ho aggiunto il lievito sciolto, 80 gr di olio, la zucca e 3 cucchiai di acqua tiepida (attenzione al calore dell'acqua, se è troppo calda uccide i lieviti, giusto quel tepore lieve che si avverte con una punta di dita) e ho impastato.
naturalmente se l'impasto è secco aggiungo cucchiaio dopo cucchiaio dell'acqua al composto sempre procedendo a tranches perchè la zucca è umida e non dovrebbe servire troppo acqua.
una volta rassodata lavoro la pasta sul piano per qualche minuto sino a renderla elastica e morbida. l'adagio in una terrina e la copro con un panno, richiudendola nel forno preriscaldato con una tazza di acqua bollente (per inumidire l'ambiente in cui dovrà lievitare).
lavoro la pasta quando è raddoppiata di volume, circa 40 minuti dopo, ancora sul piano, sgonfiandola e divertendomi a modellarla per almeno 5 minuti. la divido in 3 parti uguali e formo una treccia che inserirò in uno stampo da plum cake precedentemente oliato. spennello la superficie con dell'olio, ricopro col panno e dimentico ancora nel forno.
dopo 40 minuti controllo che il composto abbia raggiunto il bordo dello stampo, cospargo di semi di papavero e di sale grosso e infilo nel forno caldo a 230° con una tazza di acqua (servirà a non far seccare troppo la superficie della treccia) per almeno 20/25 minuti.
l'altra focaccia è una focaccia di pane, origano e olive di kalamata,
le superstiti della scorsa estate in Peloponneso (per chi capiti in questa terra splendida consiglio l'acquisto di una confezione da 2 kg almeno di queste carnosissime olive, tra l'altro con un rapporto qualità prezzo eccezionale - se non ricordo male 8 € al kilo).
il procedimento per l'impasto è il medesimo di quello descritto per il pane alla zucca con l'osservazione che in questo caso l'acqua che aggiungo sarà superiore. il consiglio è sempre di procedere gradualmente per non dover ricorrere in un aumento della farina qualora il composto risultasse troppo umido.
dopo la prima lievitazione, aggiungo origano e le olive denocciolate e tagliate sottili che amalgamo con pazienza.
lascio riposare in uno stampo a ciambella dai bordi alti fino a quando l'impasto non raggiunge l'estremità e cucino in forno caldo a 230° per circa 25°.
in entrambi i casi, una volta raffreddato avvolgo il pane con pellicola trasparente sì da non farlo seccare e ritrovarlo fragrante anche il giorno seguente.

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giovedì 30 ottobre 2008

raggi obliqui


ancora qualche scatto del salone
in questo giovedì inaspettatamente sgombro di nuvole e lacrime di pioggia
a sbirciare dal balcone le ultime foglie tenacemente incollate ai rami
intiepiditi da un sole sempre più obliquo tinteggiato di castagne e melograno.
salone terminato e ricette in arrivo!


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lunedì 27 ottobre 2008

raccontando il salone

tanto gusto questo è fuori discussione quanto gusto nell'incontrare
così tanti volti diversi, spinti da motivazioni differenti
in uno spazio enorme, il Lingotto di torino
(meglio, parte del lingotto che io soprannomino Lungotto per le dimensioni)
raccolti in un'atmosfera sospesa di profumi intrisi di sapori di tutto il mondo.
quel che mi ha colpito del salone, come si nota nelle foto sono soprattutto
i colori e gli occhi dei tanti che ho incrociato, inseguito con la camera,
osservato, dolcemente spiato, tutti quelli che a loro insaputa raccoglievano un assaggio
ed io alle calcagna a raccogliere impressioni.. quasi come questa raccolta potesse in un certo senso aiutarmi nel ritrovarmici io in tutta questa bizzarra dimensione.
i Presidi Slow Food hanno rappresentato una parte molto estesa ed interessante del Salone, non solo per le particolarità che i presidi sono volti a tutelare quanto per quel retrogusto internazionale che tra gli stand, i cucchiaini di assaggio e le voci si respirava a mani larghe.
in particolare, il cacao nacional del perù (e le sue fave di cui mi hanno gentilmente fatto dono e che ho sgranocchiato per tutta la visita, del resto ci voleva energia per tutti questi assaggi..), la vaniglia di Mananara (Madagascar), i datteri dell'oasi di siwa (egitto), il miele aromatico del Vulcano wenchi (Etiopia), olio marocchino di Argan (alimentare e non), il cardamomo di Ixcàn (Guatemala), l'uvetta afgana di Abjosh di Herat.. per arrivare alla ns Europa con il pollo guascone francese, il fagiolo nero di tolosa, il miele da bere polacco (2 bottiglie all'attivo per la sottoscritta), il formaggio verde di Tcherni Vit, tutti prodotti che ho assaggiato e in parte acquistato (il trolley si è rivelato valido assistente e spalla per il peso degli acquisti!).

I nostri italici sono numerosissimi e non saprei quali non citare per rispetto verso ciascuno di questi prodotti. Brevemente eccezionali i formaggi, dal Castelmagno d'alpeggio, al Bitto della Valle omonima, al Provolone del Monaco di Vacca Agerolese (Campano) per arrivare all'oca in onto veneta, ai mandarini tardivi di Ciaculli, al Capocollo di Martina Franca oppure la mortadella di Prato dalla grana meno sottile di quella emiliana e con un sapore di macis, coriandolo, cannella, pepe nero.. insomma credetemi una lista lunghissima che risulterebbe noiosa per un viaggio tra sapori e paesi per me inedito e che in parte si ha modo così di conoscere nelle tipicità e nelle lontane collocazioni geografiche!

Sono molto orgogliosa oggi di aver imparato che il sedano nero di Trevi è umbro e che la robiola di Roccaverano invece è piemontese, nè!
per quel che sento, l'ingresso merita solo per questo squisito e curioso viaggio nel mondo dei Presidi, senza dimenticare in questo breve racconto la nota squisita delle macchie di colore che distraevano dai cibi degli abiti dei piccoli coltivatori africani, asiatici ed europei. Insomma un carnevale di sapori e non solo!

Un altro momento piacevole del Salone è lo street food che in realtà non ha molto a che vedere con il cibo di strada tout court o meglio rappresenta un cibo che comodamente si può gustare per strada, passeggiando o sdraiati all'ombra di un mandorlo (i più fortunati) o di un salice (questo è il mio albero quando la primavera torna a bussare) e che comunque si caratterizza per essere davvero lo Sfizio a cui non resistere. Lo street food comunque ben si adatta a diventare home food.



Piacevole così ritrovare l'Antica Focacceria di san Francesco a Palermo che conobbi qualche anno fa con i suoi arancini ma soprattutto con il celeberrimo panino con la meuza che però ammetto di non apprezzare troppo, il Consorzio Focaccia con il formaggio di Recco della bella Liguria, un formaggio che definirei simile allo stracchino ma leggermente più acido e sapido di quest'ultimo (una focaccia spettacolare come solo gli amici liguri sanno fare), i calamari fritti della mia Riviera del Brenta, delicati, croccanti e vestiti in un cono di carta goloso, le bombette pugliesi di Alberobello ECCEZIONALI, in pratica una fetta consistente di capocollo arrotolata e ripiena di formaggio (la scelta del formaggio dipende da zona a zona e va dalla provola ad un formaggio più saporito) fumanti, croccanti, gustosissime e finite con qualche colpo di mascella (alla faccia dello slow..!).. e per finire la piadina romagnola che qui dalle mie parti si rispolvera sempre verso mattino quando si rientra da una serata lunga sotto le stelle!
Lo street food pur preso d'assalto è stato per quel che ho assaggiato, quasi tutto di quel che ho citato, efficiente, veloce, sostenibile quanto a rapporto porzione/prezzo (una porzione di bombette, circa 7/8, 5 euro) insomma davvero all'altezza di una massa scalpitante di gente che affamata non era ma in preda a raptus golosi cercava di afferrare al più presto il proprio bottino.
In questi casi molto slow si deve cercare di rimanere!
In coda lascio la parte dedicata agli espositori che meno naturalmente mi ha colpito, rappresentando la parte più convenzionale tipica degli eventi fieristici e meno filtrata.
Ho certamente incontrato produttori di senapi decise e saporite così come formaggi francesi libidinosi (non riesco a togliermi dalla testa un certo roquefort papillon, nemmeno al mattino, aiuto) quanto tuttavia produttori poco slow e in linea con standard qualitativi e gioco forza quantitativi simili se non coincidenti con quel che tra gli scaffali del supermercato incontriamo nel nostro agire quotidiano.
E' allo stesso modo evidente che una manifestazione di questa portata si sorregge anche con la partecipazione di chi non ha prodotti slow ma ha denaro per consentire agli slow di avere voce in un'occasione importante.
e nonostante questo ho avuto modo di ritrovare produttori affidabili, come il pasticcerre vicentino Loison ed apprendere solo ora, mea culpa, che il suo panettone al mandarino si impreziosisce del presidio slowfood del mandarino tardivo di Ciaculli dall'essenza indimenticabile.
Insomma tutto è conoscenza per chi ha occhi ed orecchie e la pazienza di scoprire anche dove si pensa di conoscere qualche notiza utile o anche solo sfiziosa su quel che avviciniamo alle nostre papille gustative a volte fin troppo assuefatte!
Ah! piccola nota verso tutti gli espositori che hanno offerto assaggi invitanti dietro piccola ricompensa, in alcuni casi a mio avviso anche eccessiva (50 cent o 1 euro per piccoli assaggi), a tutti questi rivolgo il quesito che si è sollevato in me mosso dalla considerazione che la partecipazione ad un evento fieristico deve avvicinare la gente, anche a costo di perdere qualche soldo a fine bilancio (del resto fiera è e fiera significa investimento in termini di immagine più che guadagno immediato) piuttosto che applicare ancora una volta la politica del guadagno facile contro ogni evidenza.
Del resto il prezzo del biglietto di ingresso, 20 € non abilita il visitatore all'assaggio generalizzato, inconsulto ed ingordo ma lo avvicina a quei sapori che chi offre deve poter mettere a disposizione e condividere.
Penso a Vinitaly e alla possibilità che offre -come corrispettivo di una tariffa elevata di ingresso- ai suoi visitatori di assaggiare a piccole dosi s'intende i molti vini che raccoglie.
Mi piace pensare che il prossimo salone del gusto sia anche occasione di incontro per chi mi legge ma soprattutto per tutti gli amici blogger che ogni giorno mi fanno compagnia con le loro ricette e soprattutto con la loro voce narrante.
altri scatti nei prossimi post!

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mercoledì 22 ottobre 2008

.. il Gusto!


di fiore in fiore
- rigorosamente viola da tempi non sospetti!-
venerdì e sabato volerò nel bel salone del gusto
nella suggestiva Torino
è la mia prima esperienza e spero di incontrarvi
i colori, i volti, le parole
i gusti e profumi del mondo che mi piace immaginare
quando le gambe sono incrociate
e quando invece sgambettano fortunate
alla volta di una nuova strada del viaggio da percorrere.
per chi mi legge e per chi ci sarà
sarò piacevolmente emozionata di condividere
un morsetto di Gusto con chi vorrà!

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domenica 19 ottobre 2008

meringando


.. e dunque come anticipato
la meringata autunnale!
ad essere sinceri si tratta di un dolce
che non è particolarmente nelle mie corde
non essendo un'amante appassionata della meringa
ma è stato commissionato da chi nella panna e meringa
scioglie i propri occhi
e allora il piacere di realizzarlo
si unisce alla responsabilità
di preparare una nuvola il più golosa possibile!


il procedimento naturalmente è lo stesso delle meringhe rosa
che ho postato qui, le dosi sono naturalmente aumentate.
per realizzare due dischi da 24 cm ho utilizzato gli albumi di 6 uova medie bio.
ovviamente vanno pesati e il valore ottenuto moltiplicato per 2.2, otterremo così il peso dello zucchero.
naturalmente gli albumi devono essere a temperatura ambiente, benissimo toglierli dal frigo la veglia o lasciarli intiepidire un'oretta circa prima dell'inizio della preparazione.
aggiungere un pizzico di cremor tartaro agli albumi e iniziare a media velocità a montarli. quando iniziano ad acquistare volume cominciare a versare gradualmente lo zucchero aumentando contestualmente la velocità delle fruste.
procedere sino ad esaurimento dello zucchero e lasciare montare ancora per circa 6,7 minuti per consentire allo zucchero di sciogliersi.
una volta pronti gli albumi versarli in un sac à poche e iniziare a giri concentrici a disegnare su un foglio di carta forno della misura della teglia prescelta il disco.
per la meringa nella foto ho usato uno stampo quadrato e uno a fiore per creare un po' di irregolarità nel dolce. Naturalmene la forma deve essere scelta a piacere!
procedere sino ad esaurimento della meringa.
infornare a 70°C per 3 ore. la meringa è cotta quando è secca, friabile e leggera. se leggermente umida ancora si può spegnere il fuoco e dimenticarla al suo interno fino a quando la temperatura non scende completamente.
a parte montare la panna.
io ho utilizzato 2 confezioni da 250 gr di panna fresca che ho lacsiato nel freezer per dieci minuti prima di montare. l'ho montata con un paio di cucchiai di zucchero a velo, a mio avviso è la giusta quantità per non rendere il dolce troppo stucchevole.
si può decidere di inserire dei lamponi all'interno della meringa. in questo caso, il gusto fruttato e acidulo dei lamponi contrasterà il gusto più morbido e zuccherato della meringa. E' la variante che personalmente preferisco.
Nella meringa della foto, causa mancanza di fruttini rossi, ho optato per la classica versione al cioccolato, spezzettando e grattuggiando circa 100 gr di cioccolato fondente di buona qualità che ho unito alla panna montata.
con il sac à poche distribuire la panna sul primo disco cercando di creare dei cerchi concentrici. appoggiare l'altro disco e porre in frigorifero.
piccola nota: la panna tende ad ammorbidire la meringa. io preferisco una meringa un po' più morbida e monto così il dolce un'oretta prima di attaccarlo. sappiate però che se preparate la meringa la mattina per la sera, o in generale con largo anticipo, è preferibile riservare il montaggio a qualche ora antecedente per non ammorbidire troppo la meringa.

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mercoledì 15 ottobre 2008

la torta pirata


e come mi dà soddisfazione la frolla!
sì perchè di ricette di pasta frolla ce ne sono tante,
e credo di averne provate in gran quantità
l'ultima delle mie avventure a mani unte risale a questa crostata di frutta
che ho preparato per i miei compagni di teatro
è una frolla vera, di quelle davvero fatte di rossi d'uovo e burro
e che lascia tracce briciolose di sè
attorno alle bocche golose e sulle dita scivolate sulla crema.
la crema è una chantilly molto aromatizzata alla vaniglia,
ho trovato delle stecche profumatissime nell'ultimo giro da Detou
(grazie alla guida parigina di Babette!)
e non potevo resistere nel colorarla con tanti pois neri ipnotizzanti ed esotici!

dunque la mia nuova frolla
250 gr farina OO
50 gr farina O
85 gr zucchero semolato
un po' di raspatura di limone senza difenile
130 gr burro
3 tuorli
un cucchiaio di acqua fredda
setacciare le farine, unire lo zucchero, la raspatura di limone e mescolare.
tagliare a cubetti piccoli il burro freddo e sabbiare il composto lavorandolo il più velocemente possibile e omogeneizzando il burro con le farine zuccherate profumate.
separare 3 tuorli d'uovo ed aggiungerli al composto burro+farine. lavorare velocemente e a seconda dell'umidità aggiungere uno o due cucchiai da zuppa di acqua fredda. consiglio di procedere a tranche per non dover poi rimboccare l'impasto di ulteriore farina nel caso si sia aggiunta troppa acqua.
avvolgerlo nella pellicola e lasciarlo riposare per almeno 15 minuti. (il tempo di riposo può essere ben superiore, in questo caso specifico avevo poco tempo a disposizione, ho utilizzato a stretto giro la frolla).
stendere la pasta su un cerchio adagiato su carta da forno (come nell'immagine il cerchio è a forma di fiore, va benissimo naturalmente un cerchio qualsiasi o la teglia da crostata che utilizzate usualmente) e punzuecchiare la superficie.
cuocere in forno preriscaldato a 180° dopo aver ricoperto la frolla con un foglio di alluminio sul quale avrete versato dei ceci secchi o fagioli (il peso consente di trattenere la frolla dal sollevarsi durante in cottura lasciandole la forma dello stampo). quando raggiunge un colore caldo, estrarla dal forno e lasciarla raffreddare.
a parte realizziamo la crema chantilly.
per questa crema, volevo una consistenza decisa e ho utilizzato
1 tuorlo e 1 uovo intero
100 gr zucchero
1 stecca di vaniglia
30 gr maizena.
450 ml di latte
ho sbattuto uova e zucchero fino a quando non sono diventati ariosi e leggeri. ho aggiunto la maizena setacciata e ho omogeneizzato per bene. aggiungo i semi di vaniglia e la stecca la tengo da parte. aggiungo a filo il latte che nel frattempo ho riscaldato e la stecca. pongo in tutto su fuoco lento e mescolo fino a quando la crema non ha raggiunto dopo il bollore la consistenza sperata.
la lascio raffreddare ricoperta con della pellicola trasparente a contatto con la crema, per evitare che si ossidi e formi la "pellicina".
una volta raffreddata monto 250 gr di panna fresca che ho lasciato per una decina di minuti nel congelatore. la aggiungo con delicatezza alla crema, cercando di inglobare aria per renderla soffice e leggera.
è curioso ma l'aggiunta di burro o panna alle creme si chiama "alleggerimento" a dispetto del conto calorie che invece sale. in realtà aggiungere burro, come nel caso della crema mousseline o panna come in questo per la chantilly, rende la crema proprio più ariosa e la sensazione è proprio quella di renderla leggera.
del resto si sa che i piccoli paradossi rendono la vita assai più curiosa!
infilare la crema in un sac à poche e disporla con cura sulla frolla.
lavare e asciugare lamponi e more e disporli a piacere sulla crema.
li ho spolverizzati di zucchero a velo.


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sabato 11 ottobre 2008

lenta pazienza


l'ultima settimana di settembre
mi sono divertita a superare
.. il trauma delle meringhe.
sì, generalmente quando qualcosa non riesce col buco
in tutti i sensi
- come è successo in passato tra me e le meringhe appunto-
lascio passare un vitale lasso di tempo
per darmi l'occasione di rifletterci un po' su
ed afferrare poi le maniche con convinzione
rimboccandole con l'auspicio di farcela, questa volta!
e così è andata,
meringhe lasciate scaldare lentamente nel forno per ore
grandi, piccine, bianche e colorate
per festeggiare una paio di ricorrenze speciali
.. col cuore ritrovato.
eh si, anche lui ogni tanto si dà latitante!

la ricetta che io ho seguito in realtà è data dalla somma di tante ricette cho letto ed ascoltato e che ho digerito nel tempo.
la prima regola che ho appreso è data dalla temperatura degli albumi che devono essere a temperatura ambiente e non dunque da frigo.
Naturalmente devono anche essere puri ovvero privi di ogni minima traccia di grasso del recipiente in cui li verseremo piuttosto che di tuorlo.
la seconda le dosi.
la pasticceria è una miscela di dosi, precisione e cura e le meringhe conservano la difficoltà di pesare la quantità di albumi scelta/a disposizione e moltiplicarla per 2,2.
si otterrà il peso dello zucchero data la quantità di albume di partenza.
non so se Pierre Hermé o il pasticcere vicino a casa mia segua questa regola ma poso garantire che funziona!
la terza, disporre di un buono strumento per montare le chiare d'uovo. buono sia per potenza sia per capienza. una elevata quantità di albumi, per es. 5, 6 albumi potrebbe creare problemi nel montaggio. in questo caso è preferibile procedere a tranches.
il tempo sarà fondamentale per sciogliere lo zucchero mentre gli albumi montano e diventano sempre più spumosi e brillanti.
la temperatura. la meringa vuole pazienza, il forno dev'essere moderato, 70/80°C.



detto questo, la quantità di partenza dipende dalla quantità di meringhe che si intende confezionare.
per una trentina/quarantina abbondante di piccola misura direi che due albumi di due uova medie possono bastare.
io aggiungo sempre un pizzico di acido citrico. procedo a media velocità solo con gli albumi e quando iniziano a guadagnare in massa inizio lentamente a versare lo zucchero poco a poco, lasciando un paio di minuti ad ogni passaggio per farlo sciogliere nel montaggio. aumento contestualmente la velocità.
aggiungo al composto qualche goccia di essenza di lampone (rosa, vaniglia, fiori d'arancio.. a piacere naturalmente) e un pizzico di colorante rosso.
procedo in questo modo fino ad esaurimento dello zucchero e lascio ancora una manciata di minuti a velocità sempre sostenuta per fare omogeneizzare la meringa.
naturalmente lo zucchero può essere semolato oppure in polvere. per questa preparazione può andare anche lo zucchero in polvere maison, ovvero lo zucchero semolato tritato nel frullatore.
specifico, per questa preparazione, perchè lo zucchero in polvere che si trova abitualmente in commercio in realtà è composto anche da una piccola percentuale di amido che per certe preparazioni è di forte utilità.
versare il composto in un sac à poche con una bocchetta scelta a piacere e disegnare le meringhe su carta forno.
volendo si possono spolverizzare di cacao o di una leggere granella di nocciole.
o di quelc che in quel momento attraverso occhi e mani.
infornare a bassa temperatura, io resto sui 70° circa (forno ventilato) e le lascio cuocere per 3 ore.
dopo tre ore le assaggio e decido se sono cotte a mio gusto!
mia madre le adora quando conservano un piccolo e goloso ripieno fondente.
si conservano in una scatola di latta o al riparo per più giorni. a dire il vero non hanno mai superato i tre ..
PS i miei disastri più comuni sono stati causati ex post da
1. temperatura elevata del forno, superiore ai 100/120°. può sembrare una sciocchezza ma la meringa deve cuocere lentissimamente
2. tempo impiegato nel montare albume e meringa non sufficiente. in questo caso lo zucchero presente negli albumi non si è sciolto completamente e ha caramellizzato una volta in forno non solo scurendo le meringhe ma impedendo loro di raggiungere il grado ottimale in cottura, asciutte, leggere, secche.
sono curiosa di sapere i vostri! ma soprattutto consigli sfiziosi!

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giovedì 9 ottobre 2008

le sorelle tatin


ultime gocce di caldo estivo
sono queste due tarte davvero semplici e veloci
da preparare in ultima istanza se un grappolo di amici viene a trovarci
o se alla cena siamo noi gli invitati
in realtà le due tarte tatin celebrano gli ultimi frutti estivi, le pesche le more e i lamponi
di cui sono ghiotta
e aprono le danze alle prugne settembrine che accolgono le prime foglie color tramonto,
sia le prime che le seconde hanno una versatilità eccezionale
sono ottime nei dolci, nature, in confetture golose
da stappare durante il freddo inverno
per un tuffo nelle acque estive dei nostri ricordi!

per ora la ricetta universale della tarte tatin
i frutti possono essere sostituiti a seconda della stagione e del gusto personale
nel mio caso ho utilizzato per le prugne una teglia con diametro 30 e circa 2.5 kg di frutti mentre per la tatin alle pesche una teglia con diametro 24, circa 2.5/3 kili di pesche.
la bellezza di questa torta sta nella disposizione delle metà dei frutti scelti che non deve lasciare spazio tra una pancia e l'altra. consiglio per questo di acquistare qualche frutto in più per non ritrovarsi poi con buchi qui e lì.
il procedimento è universale e vale dunque per qualsiasi frutto si scelga (pesche, albicocche, prugne, mele, pere così come verdure, ottima di pomodori oppure di cipolle).
lavare la frutta, sbucciarla e tagliarla a metà.
preparare un caramello di acqua e zucchero di canna e burro e quando è colorato aggiungervi le mezze metà. farle rosolare una decina di minuti fino a quando non sono ammorbidite ed hanno rilasciato nel caramello i loro liquidi.
Io amo sfumare la frutta con qualche goccia di Cointreau o di rhum e lo segnalo per chi amasse un leggero aroma alcolico.
quando la frutta è pronta va disposta nella teglia scelta per la torta con la parte concava rivolta verso di noi (a pancia in sù). cercare di avvicinare il più possibile le metà tenendo conto che a seconda del tipo di frutta (per es. le prugne tendono a restringeresi maggiormente in cottura per l'elevata quantità di acqua) è prevedibile un leggero restringimento durante la cottura nel forno. il caramello della frutta andrà poi versato sulle metà disposte nella teglia.
srotolare un foglio di pasta sfoglia (a volte uso anche la frolla ma la sfoglia rimane a mio avviso la pasta migliore per fraganza e leggerezza, diventa al termine della cottura un corpo unico fuso con la frutta) precedentemente zuccherato se usate pasta sfoglia industriale (srotolate il disco, cospargete di zucchero di canna e livellate con il mattarello sì da far penetrare lo zucchero nella pasta).
rimboccate l'eccesso di pasta sotto la frutta, bucherellate il disco per far uscire il vapore durante la cottura ed infornate a 220° salvo abbassare gli ultimi dieci minuti la temperatura a 180°.
la pasta sfoglia apprezza le alte temperature perchè in questo modo fa evaporare l'acqua in essa contenuta, facendone staccare i fogli che si alzano per effetto del vapore (pasta che sfoglia per l'appunto).
la cottura si aggira sui 30' ma naturalmente dipende dal vs forno.
ritirata dal forno, fatela riposare un paio di minuti al termine dei quali rigirerete la teglia su un piatto da portata.
se qualche metà dovesse restare affezionata al fondo della teglia staccatela dolcemente e riponetela al suo posto. con il caramello di frutta cospargete la superficie della torta.
io mi sono divertita a spezzettare dei pistacchi naturali e a colorare per contrasto la tatine alle prugne.
per quella alle pesche qualche tocco di colore con frutti di bosco.

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lunedì 6 ottobre 2008

La storia d'amore raccontata per Cavoletto

partecipo con piacere ed emozione al concorso di Sigrid
ecco allora la mia di storia d'ammmore!
Con la pellicina eh! Lo voglio con la pellicina!

Seguiva generalmente una smorfia piacevolmente stanca di mia madre mentre preparava il piatto caldo del giorno.
Tanta passione e curiosità oggi nutro per il cibo, quanta ritrosia un tempo avevo nel trovare interessante un tavolo ricoperto di anonime stoviglie color latte, di posate ingombranti per le mie mani piccine e con qualcosa da inghiottire più o meno volentieri. E più verosimile ancora la noia che mi infieriva il momento del pasto, obbligandomi a restare seduta per un intervallo troppo lungo per le mie gambette nervose.
Così, il ricordo di un piatto amato si riduce per me a poche semplici cose: il cucchiaio di polenta che mia madre soleva rovesciare nel bicchiere serale di latte freddo, il pasticcio di piselli con l’immancabile crosticina ma soprattutto l’instancabile riso al latte.
Di quel piatto ricordo il profumo leggero e ovattato che si spargeva in cucina.
Afferro ancora a memoria come respirava l’aria quando sul fuoco mia madre girava un pugno di chicchi di riso nel latte, con paziente, indomita cura.
Ripesco allo stesso modo i fiocchetti di burro che dopo una quindicina di minuti, al termine della cottura, quando il riso ormai stanco aveva già rilasciato il suo amido nel latte, si scioglievano morbidi e creavano degli aloni lucidi di panna sulla superficie della minestra.
A quel punto, scendevo dalle punte dei piedi che mi avevano consentito un rapido controllo da copilota al fornello, un breve giro intorno alla sedia e poi di scatto seduta a metà, con il cucchiaio tra le dita mentre queste, affrettate, cercavano di annodare un tovagliolo colorato di chissà quanti pasti capricciosi.
E scorgevo la pentola avvicinarsi, il mestolo rilasciare la crema di latte e riso ed io incantata osservarla addensarsi, con i gomiti a stampella mentre gli occhi, ad ingannare l’attesa, interrogavano tutti quei chicchi dalla forma singolare, curiosa e quanto mai simpatica.
Per un carattere impaziente come il mio, che ha sempre morso la vita, quello era l’istante solenne in cui si dilatava il desiderio di assaggiare la rotonda crema di latte che riposava dinanzi ai miei capelli spettinati. Solenne perché con l’attesa avrebbe guadagnato una morbida pellicina, come quella nota del budino, il cui infrangersi avrebbe svelato un ripieno fondente più chiaro.
Due abbondanti tazze di latte a bollore, un dolce pugno di riso, qualche fiocco di burro e un pizzico magico di sale.
Ecco il segreto per godere di dieci minuti preziosi di silente gioia della piccola peste irrequieta.
E ad oggi è ancora il mio segreto quando chiudo i balconi ad una stanca giornata e indosso il rassicurante sapore che quella peste ha portato con sé.

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domenica 31 agosto 2008

le truc


se la cena è succulenta
sottrae il posto d'onore al dolce
quanto la soddisfazione della cuoca pasticciata
così l'idea del bicchiere arcobaleno
simpatizza con l'uno e con l'altro
e zittisce i sensi di colpa di Pantagruel!

il bicchierino è siffatto
PRIMO STRATO
gelo di pesca
1 kg di pesche gialle dolci e sugose
80 gr zucchero
80 gr di amido (pesare la frutta frullata e lo zucchero prima di aggiungervi l'amido, tenendo presente che per ogni kilo di composta si usa circa 80/90 gr di amido)
lavare e sbucciare le pesche, tagliarle a tocchetti e versarle nel mixer con lo zucchero. frullare sino a quando la frutta è davvero morbida e vellutata.
setacciare l'amido in una casseruola e aggiungere poco per volta il frullato di pesche per omogeneizzare il composto ed evitare la formazione di grumi.
porre su fuoco moderato e mescolare dolcemente sino al bollore: in questo istante la crema di pesche acquista consistenza. mescolare per un paio di minuti dal bollore e poi imbicchierare! riservare al fresco.
SECONDO STRATO
crema di latte
500 gr di panna fresca
100 gr di zucchero
1 stecca di vaniglia
40 gr di maizena
a piacere e se disponibile qualche goccia di aroma di gelsomino
mescolare la maizena e lo zucchero e aggiungere dolcemente la panna. tagliare la stecca di vaniglia e prelevarne i semi. aggiungere la stecca divisa alla panna e scaldare s fuoco moderato sino a che prenda consistenza (dopo il primo bollore).
imbicchierare! riservare al fresco
TERZO STRATO
geléè di framboises
3/4 cestini di lamponi freschi
70 gr di zucchero
50 ml di acqua
4 fogli di colla di pesce da 2 gr l'uno (si può aumentare la dose a seconda del peso della frutta)
frullare i lamponi con lo zucchero e se non piacciono passare al setaccio per separare i semi. ammorbidire nell'acqua fresca i fogli di colla di pesce, strizzarli e scioglierli a fuoco basso o in alternativa per qualche secondo al microonde. aggiungerli ai lamponi, mescolare bene e imbicchierare!
riservare al fresco.
decorare a piacere con pistacchi freschi spezzettati per una colorata nota di colore e una piacevole croccantezza.

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giovedì 28 agosto 2008

libertà



un paio di idee relativamente veloci
suggerite dall'estate
e ritardate nel riportarle dalle vacanze
al sapor di miele e ciliegia
e dai colori che il sole ha rubato
lasciando terra secca e rossa
e ulivi argentati scendere e risalire i pendii aspri e accaldati del Peloponneso
presto anche qualche ricetta dei pochi dolci che in questa terra si fanno gustare e forse anche qualcosa di salato!


la prima è una piccola millefoglie, così costruita
250 gr di fragoline di bosco
crema pasticcera alla fava tonka
1 rotolo di pasta sfoglia
crema pasticcera
ho usato 1 tuorlo ed un albume che ho sbattuto con 100 gr di zucchero sino a renderli spumosi e gonfi. ho aggiunto 350 gr di latte parziamente scremato e qualche grattugiatina di fava tonka che ho finalmente trovato nella bella Parigi che luglio mi ha regalato.
In Italia si trova con difficoltà questa fava brasiliana e consiglio per chi non avesse la fortuna di rintracciarla di aggiungere qualche goccia di essenza di amanda amara (ne bastano un paio) e mezzo bacello di vaniglia perchè la fava tonka si riassume grossolanamente come un bacio saporito di vaniglia e mandorla.
setacciare 30 gr di maizena e omogeneizzarla al composto. porrse su fuoco moderato e far rapprendere.
riposare in frigorifero per almeno un paio di ore.
dischi pastasfoglia
tagliare con dei coppapasta (in mancanza dei cerchi per impiattare o dei bicchieri) il maggior numero possibile di dischi dal rotolo di pasta sfoglia. adagiarli sulla leccarda del forno rivestita di carta da forno e spennellarli con latte, cospargendo generosamente zucchero di canna.
infornare a 200° per una decina/quindicina di minuti.
composizione
intervallare i dischi di pasta sfoglia con cucchiaiate generose di crema pasticcera e fragole. spolverare di zucchero a velo e con le fragole rimaste colorare il piatto.

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venerdì 11 luglio 2008

impressionista


su commissione familiare
una bavarese d'effetto
di melone e percocca
delicata
per concludere una
calda cena estiva
al fresco di un glicine
e col fresco del calice!

base al cocco
4 uova
100 gr zucchero semolato
70 gr farina
25 gr farina cocco
raspatura di limone
vaniglia
montare le uova con lo zucchero, la raspatura di limone (basta mezzo limone non trattato) e la vaniglia per almeno una decina di minuti fino a quando non raddoppiano di volume e diventano chiare e spumose.
aggiungere la farina setacciata e mescolare con delicatezza.
aggiungere la farina di cocco ed amalgamare.
versare su carta da forno all'interno di uno stampo da bavarese (solo perimetro, senza fondo) o in mancanza coprire una leccarda da forno ricoperta di carta.
infornare a 180° per 30 minuti. far raffreddare.
bavarese al melone
1 melone medio
400 gr panna
50 gr zucchero a velo
50 gr zucchero semolato
12 gr colla di pesce
mondare un melone, tagliarlo a pezzetti e con lo zucchero semolato frullarlo nel mixer. passarlo al setaccio.
mettere a bagno 12 gr di gelatina. prelavare del passato di melone (bastano un paio di cucchiai) riscaldarlo in un pentolino ed aggiungervi la colla di pesce strizzata. far sciogliere a fiamma moderata e poi versare velocemente nella passata di frutta.
montare 400 gr di panna e una volta montata aggiungerla lentamente al frullato di frutta amalgamando con cura.
versare sulla base cotta al cocco. livellare con una spatola. riporre in frigorifero.
bavarese alla pesca
4 percocche mature
80 gr zucchero semolato
50 gr zucchero a velo
12 gr colla di pesce
mondare 4 percocche (meglio se pesche gialle o bianche) frullarle con 60 gr di zucchero.
mettere a bagno 12 gr di gelatina. prelavare del passato di pesca (bastano un paio di cucchiai) riscaldarlo in un pentolino ed aggiungervi la colla di pesce strizzata. far sciogliere a fiamma moderata e poi versare velocemente nella passata di frutta.
montare 350 gr di panna montata con 50 gr di zucchero a velo ed aggiungerla quando pronta al passato di pesche. omogeneizzare.
versare molto lentamente sulla bavarese al melone facendo attezione a ricoprirla uniformemente.
far riposare in frigo per almeno 4 ore.
decorazione
gelatina di fragole
frullare 6/7 fragole. scaldare il composto su fiamma moderata ed aggiungervi 4 gr di colla di pesce, precendemente ammollata e strizzata.
prelevare la gelatina con una siringa e stendere delle strisce parallele ed equidistanti sulla superficie della bavarese.
perpendicolarmente con uno stecchino tracciare delle linee sempre equidistanti che tagliandole creeranno un piacevole effetto sbavato.
mondare 150 gr di lamponi e more ed adagiarli sulle strisce della superficie a piacere.
cospargere di lamelle di mandorle.
foglie trasparenti
stendere su un foglio di carta da forno del glucosio, un paio di cucchiai, in uno strato sottile e uniforme. cospargerlo a piacere con granella di nocciole o con fave di cacao spezzettate.
infornare a 180° facendo attenzione che non si bruci, il composto si riscalderà velocemente gonfiandosi. quando è gonfio ritirarlo dal forno e ritagliarlo a quadri o a losanghe finchè è caldo.
raffreddandosi i quadri si staccheranno e potranno essere disposti lungo il bordo della bavarese.

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mercoledì 9 luglio 2008

sul balcone


adoro impastare la frolla
quando la farina si arrampica sulle dita
quando si leva il profumo del burro
quando dolcemente l'ocra dei tuorli
a macchie si distende
e rende elastica una sabbia granulosa
che improvvisamente prende forma e sapore
è proprio l'atto dell'impastare
che mi fa amare la cucina anche quando
è ricoperta di polvere bianca e
il pavimento è un salto agli ostacoli tra una goccia d'acqua
e qualche briciola rivoluzionaria scappata a terra
e così mentre aspetto sbirciando
che il forno mi restituisca la mia crostata
apro la finestra e faccio largo
per lasciarla lì
al gelsomino e ai passeri
certa che loro me ne lasceranno un pezzetto!


la crostata di ricotta
frolla
2 tuorli
1 uovo grande intero
150 gr burro
300 gr farina (200 "00" e 100 "0")
raspatura di 1 limone non trattato (senza difenile)
90 gr zucchero semolato
setacciare la farina, aggiungere lo zucchero e la raspatura di limone. mescolare.
tagliare il burro freddo a cubetti e aggiungerlo alla farina.
sabbiare il composto con la punta delle dita fino ad ottenere una grana più ruvida e omogenea.
a parte, separare/aprire le uova e aggiungerle al composto.
mescolare con cura ma rapidamente sino ad ottenere una pasta compatta e asciutta (se fosse troppo asciutta aggiungere un po' di albume ma a piccole quantità).
ripieno
400 gr ricotta
300 gr mascarpone
2 uova
vaniglia
100 gr zucchero
buccia di limone/ liquore a scelta
2 cucchiai di farina "00"
1 cucchiaio da the di cremor tartaro/lievito chimico
in una ciotola sbattere la ricotta con lo zucchero fino ad ottenere una crema liscia e morbida.
aggiungere le uova, la buccia di limone e l'aroma a piacere. mescolare
aggiungere il mascarpone e uniformare il composto.
aggiungere i due cucchiai di farina (la quantità è indicativa e dipende dalla ricotta, se più o meno acquosa) e un pizzico di cremor tartaro o lievito chimico.
mescolare.
riempire la frolla precedentemente stesa in uno stampo a cerniera da 25 cm.
se piacciono, ritagliare con la frolla avanzata delle losanghe o decorare con ritagli a piacere.
cospargere di zucchero di canna.
infornare per 50 minuti a 180°.
far raffreddare completamente prima di servire, sul balcone o meno: la ricotta si compatta e la consistenza ne guadagna.


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domenica 6 luglio 2008

baffo di cioccolato festeggiato


entra senza bussare
il caldo che ha fatto aspettare
gli occhi che guardavano il sole
aspettando il mare raggiungere le nuvole
con i piedi infilati tra sabbiosi granelli
e con le mani farne dolci anelli
che un colpo di vento cancella
il giorno in cui linda diventa ancor + bella!
auguriiii!

la torta inventata per il compleanno di lindì prevede 4 strati
primo strato
4 uova intere
150 gr zucchero
100 gr di farina OO
60 gr farina di cocco
1 cucchiaio di cremor tartaro
mezzo mango maturo ridotto a cubetti
essenza di vaniglia
sbattere le uova con lo zucchero montandole bene per una decina di minuti. aggiungere scorza di limone e vaniglia. mescolare. aggiungere farina OO setacciata e farina di cocco, mescolare lentamente e con attenzione.
aggiungere cremor tartaro o lievito chimico setacciato.
disporre il composto su una placca da forno foderata all'interno di un cerchio per bavarese imburrato sulla superficie disporre i cubetti di mango.
infornare per 30' a 180°
secondo strato
bavarese al cioccolato
500 gr mascarpone
400 gr ricotta
300 gr cioccolato fondente almeno 70% fuso
80 gr zucchero
15 gr gelatina
fondere il cioccolato. sbattere con lo zucchero la ricotta e aggiungere il mascarpone. quando il cioccolato è sciolto aggiungerlo al composto ricotta/mascarpone e omogeneizzare con cura.
far sciogliere in un tegamino del liquore a scelta (ho usato il Cointreau) allungato con un cucchiaio di acqua la gelatina.
aggiungerla alla crema.
versarla nel cerchio da bavarese sopra il pan di spagna cotto.
dimenticarlo in frigorifero per almeno 3 ore.
terzo strato
gelatina di frutto di passione
4 frutti della passione
50 gr zucchero di canna
1 lime
4 gr gelatina
pulire i frutti della passione, mescolarne la polpa con lo cucchero di canna (a piacere) e il succo di un lime.
scaldare sul gas il succo e aggiungere la gelatina precedentemente ammollata in acqua fredda e strizzata.
far sciogliere.
spennellare la superficie della bavarese con la gelatina con uniformità.
dimenticare ancora in frigorifero per un mezz'ora abbondante.
quarto strato
200 gr cioccolata fondente
sciogliere la cioccolata fondente e spennellare un ripiano in marmo di un velo sottile di cioccolato fuso.
lasciar raffreddare completamente e poi, con una spatola, raschiare al superficie: si ottengono dei riccioli golosi e particolarmente decorativi che cospargeremo sopra la bavarese.
C'est fini!

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martedì 10 giugno 2008

cambio d'abito


che se in cucina nulla si butta
e ancor più fuori
allora giro qui
verso un cucchiaio ripieno così
e poi con frustino veloce
e del buon cioccolato che cuoce
faccio questi amaretti un po' bizzarri
a rallegrare i cereali noiosi del mattino!

ispirati da qualche giro bloculinario francese (se recupero quale lo inserisco)
1 albume montato a neve (di uovo medio)
50 gr zucchero
50 gr cornfleakes (io ho usato gli integrali ma non ha grossa importanza)
70 gr cioccolato amaro
montare l'albume e quando prende consistenza aggiugere lo zucchero semolato e finire di montare, almeno 5 minuti per far sciogliere lo zucchero.
macinare grossolanamente i cereali (racchiuderli in un sacchetto e poi sfogarsi con un mattarello) aggiungerli all'albume e mescolare con una spatola, dolcemente.
tritare il cioccolato ed aggiungerlo. mescolare con la spatola.
con un paio di cucchiai prelevare a tranches il composto fare delle piccole sfere e infornarle a 180° per una 15' di minuti, controllare la cottura, sono pronti qd si staccano dalla carta forno, colorati sopra e sotto.
tiepidi si sciolgono in bocca e se arrivano al giorno dopo sono ancora + buoni. con o senza colazione!

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venerdì 6 giugno 2008

chicco che scaccia l'altro



per impegnare la testa
quando lo è fin troppo
una crostata dal ripieno rìco
un chicco per un pensiero
e un pensiero al chicco che porta bene

frolla
200 gr farina (150 'OO' e 50 'O')
100 zucchero semolato
110 burro
1 tuorlo
1 uovo intero
buccia limone
impastare gli ingredienti secchi e poi procedere con burro, uova vaniglia limone.
riposare al fresco.
ripieno rìco
150 gr zucchero semolato
550 gr di latte (opp 500 gr latte e 50 acqua)
2 uova + 60 gr zucchero
40 gr maizena
vaniglia
Cointreau, a piacere
60 gr di mandorle o nocciole o fifty fifty
cuocere 550 gr di latte con stecca di vaniglia, buccia di limone 150 gr zucchero e 200 gr di riso fino a completo assorbimento del latte, avendo cura di mescolare durante la cottura e di regolare la fiamma per nn rovesciare il latte sul fornello.
nel frattempo sbattere due tuorli con 60 gr di zucchero qualche goccia di Cointreau.
aggiungere le uova montate al riso mescolando con attenzione.
aggiungere poi 60 gr di mandorle e nocciole (nelle proporzioni a piacere) tritate grossolonamente al mixer, 40 gr di maizena e gli albumi montati a neve ferma.
stendere la frolla in una tortiera dai bordi alti, bucherellare il fondo e riempire con il ripieno ricco.
stendere strisce di frolla a losanghe sulla crostata.
infornare per almeno 45 minuti in forno preriscaldato a 180°.
è eccezionale tiepida, fragrante, così come fredda, dolcemente croccante per il riso, sornione.

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giovedì 5 giugno 2008

nel tempo


cioccolato e pere mi ricorda una serata anonima di qualche inverno fa
seduta ai tavoli di una trattoria patavina, L'anfora, che ha molto sia del patavino (i prezzi) sia della trattoria (tavoli e travi di legno massiccio, un robusto bancone e tante foto di rugby e di viaggi) e forse per quest'ultima ragione, più che per la sua cucina, mi piace ogni tanto farci visita.
mi ricorda una fetta riscaldata di torta della nonna 'pere e cioccolato' -che poi la mia di nonna la cioccolato e pere mai cucinò ma esigenze di racconto richiedono una simil citazione nazional popolare- tiepida che illuminò qualche istante tra una chiacchiera per tirare avanti e un'occhiata in giro a sgranchire gli occhi.
ebbene questa torta di quel ricordo porta solo il nome: credo anche di averla rubata a qualche blogger che mi perdonerà, i miei archivi sono fitti e portano spesso all'oblio della fonte.
mi faccio perdonare con la persuasione: chi mi leggerà nel provarla, sono certa, cadrà!

200 gr cioccolato amaro
50 ml acqua
4 uova
vaniglia
100 gr burro
130 gr farina
150 gr zucchero
3 pere di stagione
qualche goccia di maraschino
lamponi freschi
un cucchiaio da caffè di cremor tartaro
ebbene!
scaldare l'acqua e portarla a bollore. nel mentre tritare il cioccolato. versarlo a bollore raggiunto e mescolare con cura.
aggiungere uno alla volta, i tuorli e mescolare con attenzione. aggiungere il burro a temperatura ambiente e, dopo averlo incorporato uniformemente, aggiungere lo zucchero.
mescolare ancora.
aggiungere la farina setacciata e la vaniglia.
mondare le pere e tagliarle a tocchetti, se piace condirle con un cucchiaio di maraschino. unirle al composto.
setacciare il cremor tartaro e mescolare.
riempire una tortiera con carta da forno inumidita (e strizzata), inserire i lamponi a piacere ed infornare a 170° per almeno 45 minuti.
la torta è pronta quando la superficie si è leggermente seccata e lo stecchino entra senza fatica, uscendone quasi pulito.
far raffreddare su una griglia e attaccare: la torta ha la consistenza di una torta -si taglia- ma è morbida, vellutata, come una mousse lussuriosa!
si conserva al riparo da fonti di calore.




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martedì 3 giugno 2008

soddisfazione!


per una marmellata di fragole
che è colore e profumo
senza eguali
una crostata che si scioglie delicata
per lasciare alla frutta il posto d'onore


frolla
80 gr nocciole e mandorle, dosi casuali, tritate finemente al mixer
250 gr farina (200 'OO' e 50 'O')
100 gr zucchero
1 tuorlo
1 uovo
135 gr burro
vaniglia
buccia limone
impastare dal secco all'umido, il più velocemente possibile
marmellata fragole
250 gr fragole
1 pesca
mezza stecca di vaniglia aperta a metà
80 gr zucchero
20 gr pectina
riempire una casseruola con tutti questi ingredienti e far cucinare a fuoco vivace per 15 minuti, gli ultimi 5 a fuoco lento.
stendere la frolla e bucherellarne il fondo.
versare la marmellata di fragole e livellarla.
stendere strisce di frolla o ricavare stelle e forme a piacere.
aggiungere lamponi, a scelta libera.
spennellare i bordi con latte e cospargerli di zucchero di canna.
infornare per 40 minuti abbondanti.

ps con la stessa pasta avanzata -nulla si butta!- ho disegnato delle cupolette ripiene di marmellata della dispensa, albicocche e mirtilli. da dimenticare nel latte al momento del bisogno e raccogliere con un bel cucchiaio comodo.


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giovedì 29 maggio 2008

orecchini sicuri



e poi per finire,
eccola la reìna
un po' sul sicuro, lo ammetto
come quando davanti allo specchio
ci si infila rassicurate
quel paio di orecchini
che non possono non colpire
o almeno così pensi
prima di gettarsi la porta alle spalle
scendere già ubriache le scale
e correre all'ora dell'appuntamento
un numero appollaiato
pronto ad aspettare quei due orecchini
che faranno la serata
e forse tante altre, ancora migliori

la ricetta è rubata e riadattata da un blog a me caro
eccola
frolla
200 gr farina (150 'OO' e 50 'O')
80 zucchero
50 gr farina di mandorle
120 gr burro
1 tuorlo
1 uovo intero
vaniglia
buccia limone
impastare gli ingredienti secchi e poi aggiungere nell'ordine burro, uova+vaniglia+limone.
cuocere a secco in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti.
ganache di cioccolato bianco (le dosi sono per una tortiera con diametro di 30 cm)
300 gr cioccolato bianco
350 gr panna fresca
250 gr mascarpone
sciogliere il cioccolato bianco a bagnomaria e poi aggiungere la panna a tranche mescolando tra un passaggio e l'altro.
riservare una notte intera in frigorifero o, se urgente, far raffreddare in freezer per almeno una 40 di minuti.
versare nello sbattitore (quello della panna montata per intenderci) e montare con le fruste. la ganache monterà, assumendo un aspetto più consistente e facendo i "picchi" al passaggio delle fruste. aggiungere a tranche il mascarpone e montare tra un passaggio e l'altro.
versare nel sac à poche e riempire la frolla raffreddata.
terminato, decorare con lamponi freschi, farina di cocco e zucchero a velo.
una caresse!

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